Oggi vorrei parlarvi di crimini contro il patrimonio culturale analizzando un fenomeno diverso dal trafugamento delle opere d’arte ma fortemente colluso. Un fenomeno altrettanto grave e in forte espansione: la contraffazione dei reperti archeologici.
Quando i tombaroli, attraverso gli scavi clandestini, hanno ormai “svenato” completamente il sito archeologico che hanno preso di mira, distruggendone per sempre la stratigrafia… e nel mentre sul mercato delle opere d’arte la domanda è sempre più crescente… ai trafficanti non resta altro che far “costruire” i reperti. Esatto! Fabbricano di tutto: monete, statue, anfore, vasi greci e li spacciano per veri reperti archeologici che tranquillamente vengono acquistati da chi a loro volta commette un illecito, volendo acquistare sul mercato nero beni d’interesse storico e culturale che appartengono allo Stato.
Ed ecco così che ad acquistare sul mercato nero le opere d’arte (reato gravissimo) il rischio di rimanere a propria volta truffati è altissimo.
Purtroppo il problema non riguarda soltanto i privati in cerca di vanagloria. Il fenomeno colpisce ampiamente anche i bene intenzionati che desiderano acquistare legalmente le opere d’arte e addirittura arriva fino ai più prestigiosi musei del mondo.
Spesso è molto difficile, anche per gli addetti ai lavori, stabilire se un’opera è autentica. Gli artigiani assoldati dai falsari sono a loro volta veri e propri artisti, dal tocco raffinatissimo, in grado di compiere riproduzioni molto fedeli.
Spacciare per vero un reperto archeologico oltre ad essere un atto illecito molto grave è un danno all’identità di un determinato popolo e soprattutto ai suoi posteri che un giorno si ritroveranno ad esaminare esteticamente e nella loro composizione materica reperti archeologici che portano con se informazioni alterate che rischiano di confondere e disordinare, in un futuro prossimo, il già complicatissimo lavoro di ricostruzione degli studiosi, degli storici e degli archeologici.
Purtroppo l’arte della contraffazione si estende anche sulle opere d’arte contemporanee e i numeri sono impressionanti.
Notevole è il lavoro della 𝐅𝐨𝐧𝐝𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐖𝐚𝐧𝐭𝐞𝐝 e del suo ideatore Ludovico Gippetto che grazie ad una comunicazione sempre più capillare, invita tutti, a non comprare opere di dubbia provenienza anche se apparentemente allettanti nell’offerta economica. Così come fondamentale è l’opera repressiva del 𝐂𝐨𝐦𝐚𝐧𝐝𝐨 𝐂𝐚𝐫𝐚𝐛𝐢𝐧𝐢𝐞𝐫𝐢 𝐓𝐮𝐭𝐞𝐥𝐚 𝐏𝐚𝐭𝐫𝐢𝐦𝐨𝐧𝐢𝐨 𝐂𝐮𝐥𝐭𝐮𝐫𝐚𝐥𝐞 che puntualmente interviene con i sequestri e la distruzione degli oggetti falsificati.
Adesso più che mai, si rende necessaria una maggiore sensibilizzazione, un fronte comune sul tema, sottolineando i valori, gli aspetti didattici ed educativi che un bene culturale porta con se, scoraggiando il desiderio del possesso illecito soprattutto nelle generazioni a venire colpendo alla fonte la causa che genera il fenomeno. 𝑺𝒂𝒍𝒗𝒊𝒏𝒂 𝑪𝒊𝒎𝒊𝒏𝒐
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