Passeggiare tra le bancarelle di un mercatino rionale e accorgersi che, tra le tante, ve n’è una dove sta facendo bella mostra di se un vaso, un bellissimo vaso per unguenti, dalla forma tonda e sinuosa, dai colori marcatamente caldi e decisi. Sembra un cimelio di cultura ellenistica.
Un dubbio ti assale… una fantasia si impossessa della tua mente: …e se fosse stato scavato e trafugato da un sito archeologico di una colonia greca risalente all’inizio del V secolo a.c.?
In effetti somiglia tanto a quelli che hai ammirato nei musei visitati nel Sud Italia.
Memorie di un viaggio… di un’immersione nelle meravigliose aree archeologiche siciliane.
L’affascinante reperto rivestito da quella leggera patina, opaca e scorticata, fa pensare ai tanti secoli trascorsi sottoterra.
Caspita… mentre lo osservi provi la stessa emozione che hai provato davanti alla teca del museo. Lo stesso incanto…
Allora dev’essere proprio uno di quelli! Sai che le emozioni non tradiscono e di quelle ti fidi.
Come può quell’oggetto di inestimabile valore essere finito proprio lì?
Sulla bancarella di un mercato.
𝐈𝐥 𝐦𝐞𝐫𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐨 𝐬𝐯𝐢𝐥𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨.
Perché di questo si tratta!
Siamo davanti alla vendita indegna di un’opera d’arte, di un bene di tutti, sottratto alla collettività, molto probabilmente da un tombarolo senza scrupoli che ruba memoria e calpesta l’identità di un intero popolo.
Desideri acquistarlo… non vuoi lasciarlo in mezzo a tanta incuria. Vuoi mostrarlo ad un esperto.
Giù le mani da quel vaso!!!
Non puoi acquistare quel bene… anche se ammirarlo ti riempie di meraviglia.
Si tratta di un’𝐞𝐫𝐞𝐝𝐢𝐭à 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐚 riservata ai nostri figli, da proteggere e tramandare.
Non possiamo essere complici di un furto di un bene destinato ai nostri figli.
È 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐧𝐚𝐭𝐮𝐫𝐚!
Acquistare opere d’arte trafugate significa alimentare e incoraggiare un fenomeno criminale di elevata entità perché vuol dire privare la comunità di una parte della sua storia e delle sue radici, insabbiandone l’identità.
Senza contare l’illecito che si compie.
Saremmo complici di un crimine contro il Patrimonio Culturale.
Saremmo complici di tombaroli, mercanti d’arte senza scrupoli e di altre complesse organizzazioni criminali come le archeomafie.
Anche quando viene ritrovato in maniera casuale, che sia in una proprietà privata, in un mercato o in un’immersione subacquea, un bene culturale appartiene allo Stato.
Se non si è in grado di configurare quel bene, nel dubbio, occorre avvisare entro 24 ore la Soprintendenza ai Beni Culturali o il Sindaco o le forze dell’ordine, come prevede il Codice dei beni culturali e del paesaggio.
Tutti i beni che presentino interesse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico sono Beni Culturali e trattenere un oggetto che abbia una di queste caratteristiche è un reato, un’appropriazione indebita, che si accompagna al reato di omessa denuncia e al successivo di possesso illecito di beni culturali.
𝙎𝙖𝙡𝙫𝙞𝙣𝙖 𝘾𝙞𝙢𝙞𝙣𝙤
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